La Storia

rosinamuziosalvo2bL’Istituto Magistrale di Trapani, sorto nel 1880, è intitolato a Rosina Salvo. Sono in pochi a Trapani conoscere la figura storica alla quale è intitolato il nostro istituto ed in effetti Rosina Salvo non ha mai avuto contatti diretti con la nostra città . La scuola porta il suo nome dagli anni ’20, su iniziativa dell’allora provveditore Nino Pappalardo, perché nel corpo docenti vi erano alcuni parenti della Salvo.

 

ROSINA SALVO nasce il 23 dicembre 1815, da Don Giuseppe Salvo, dei Marchesi di Pietraganzili, regio colonnello della Val di Mazara, e muore a Palermo il 20 febbraio 1866, dove è sepolta nel cimitero di S. Maria di Gesù. Ebbe quattro figli dei quali tre morirono in giovane età mentre la quarta andò sposa al noto giurista Luigi Sampolo.

Allieva di Baldassare Romano, fu da questi stimolata a dedicarsi alla poesia ed alle lettere in genere.

Amica di La Masa, nel 1852, già sposata con il barone Gioacchino Muzio Ferreri e trasferitasi a Palermo, fece parte di un comitato segreto antiborbonico il cui centro principale era la casa del duca di Graco. Viene anche a Termini e coinvolge Liborio Arrigo nella congiura, stimolandolo a promuovere in città analoga iniziativa. Quando poi i componenti del gruppo palermitano furono tratti in arresto ne custodì i documenti nella propria casa. Lottò per l’emancipazione della donna dalla soggezione, dall’ignoranza e dalla prostituzione.

Poetessa ammirata per la limpidezza dello stile e per i profondi sentimenti che riusciva ad esprimere, si dedicò anche al romanzo ed alla novella d’ambiente paesano, pubblicando due volumi di prose e poesie. divenuta famosa per le numerose pubblicazioni poetiche e letterarie ed, in particolare, per gli studi pedagogici raccolti nell’opera “Lettere sull’educazione”. Fra le sue opere si ricordano i racconti: Adelina, Giovanni, Le due contesse e Martina. Collaborò ai giornali “La Ruota”, “La Favilla”, “Museo di Famiglia” di Milano, “La Donna e la Famiglia” di Genova e “Ore d’Ozio” di Palermo. Alla sua morte il “Giornale di Sicilia” annunziandone la dipartita in prima pagina, la paragonò alla Turrisi-Colonna ed alla Li Greci.